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Quali tipi di sfratto esistono? Vediamolo insieme

A fronte di problemi economici sempre più diffusi, si sente purtroppo molto spesso parlare di casi di sfratti sui giornali e sui media in generale.

Non tutti sanno, però, che gli sfratti non sono tutti uguali. Infatti, i motivi per cui un proprietario di casa può chiedere lo sfratto dell’inquilino che “occupa” la sua proprietà possono essere diversi.

L’aspetto importante che va sottolineato sin da subito è che nonostante la grande varietà di casi che possono portare lo sfratto, sono due quelli principali individuati dalla legge: affittuario che non pagara regolarmente l’affitto o che si rifiuta di lasciare l’immobile al termine del contratto di locazione.

Di seguito, vediamo i principali tipi di sfratto, ognuno con le proprie caratteristiche specifiche.

Sfratto per morosità

Uno dei motivi più diffusi che possono portare allo sfratto è il ritardato pagamento dell’affitto da parte dell’inquilino.

Per essere precisi, il processo può essere avviato quando c’è un ritardo di oltre 20 giorni dalla data pattuita. Lo stesso principio si applica anche alle spese accessorie, come possono essere ad esempio quelle condominiali.

Come ci si deve comportare in questo caso? Il primo step consiste nell’invio di una diffida nei confronti dell’inquilino con l’obiettivo di sollecitarlo a saldare gli importi dovuti.

Se la diffida non porta al pagamento dei debiti, si può intimare lo sfratto per morosità e citare in giudizio l’inquilino. A questo punto, la palla passa al giudice che, una volta esaminato il caso specifico, deciderà se convalidare lo sfratto ed emettere un’ingiunzione di pagamento.

Sfratto per finita locazione

Come accennato in precedenza, lo sfratto può essere avviato nel caso in cui l’inquilino non vuole lasciare l’immobile alla scadenza del contratto.

In questo caso specifico, però, è giusto fare una precisazione. Il proprietario di casa deve manifestare apertamente la volontà di non voler rinnovare il contratto all’affittuario, e per farlo deve inviare una disdetta almeno 6 mesi prima della scadenza.

Approfondisci in questo articolo quali sono le caratteristiche e le applicazioni di questo tipo di sfratto assai diffuso: lo sfratto per finita locazione.

Inadempienza contrattuale

Non sempre è facile trovare degli inquilini affidabili e, proprio per questo motivo, spesso i proprietari di casa devono ricorrere allo sfratto per inadempienza contrattuale.

Ciò avviene quando gli inquilini hanno una condotta che non rispetta i vincoli imposti dal contratto di locazione o arrecano disturbo ai vicini.

Alcuni esempi di inadempienza contrattuale sono, ad esempio, la sublocazione senza permesso o il cambio non autorizzato dal proprietario di casa della destinazione d’uso dell’immobile.

Sfratto per necessità

Esistono poi delle situazioni in cui il proprietario di un immobile ha la necessità di rientrare in possesso della sua proprietà. Anche in questo caso, esattamente come per la finita locazione, è più esatto parlare di mancato rinnovo che di sfratto vero e proprio.

È necessario, quindi, per poter liberare l’appartamento, inviare all’inquilino comunicazione ufficiale di disdetta (sei mesi prima della scadenza) per non far scattare il rinnovo automatico previsto dal contratto.

L’aspetto da tenere a mente è di rispettare i motivi per cui non rinnovi il contratto di locazione entro un anno dalla riconsegna dell’immobile.

Nel caso in cui questi non vengano rispettati, infatti, l’inquilino potrebbe vedersi riattivare il contratto di affitto precedente o chiedere un risarcimento pari a 36 mensilità dei canone.

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