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Ecologia: come si depurano e smaltiscono le acque reflue

In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva presa di coscienza della popolazione, sui problemi dell’inquinamento del nostro pianeta.

Summit internazionali vengono dedicati al problema dell’inquinamento, ove governi e nazioni si impegnano a fare dei passi verso la transizione ecologica, imponendo nei rispettivi paesi dei regolamenti rigorosi riguardo alle emissioni di CO2, all’utilizzo della plastica ed all’etichettatura ed al packaging dei prodotti, alimentari e non che vengono commercializzati.

Non meravigliatevi: gli studi eseguiti dagli esperti testimoniano che l’inquinamento arriva fin dentro le nostre case: esso è una costante della nostra vita. Per questo motivo sempre più persone stanno cambiando le proprie vite, con delle abitudini green, per renderle sempre più sostenibili.

In un contesto come questo non si possono non considerare le risorse idriche del pianeta: la salvaguardia delle falde ma anche dei mari e dei fiumi sono oramai un dogma da seguire.

Per questo motivo è bene conoscere i potenziali nemici del nostro sistema idrogeologico per difenderlo.

Le acque reflue sono gli scarichi liqueformi che vengono generati a seguito di processi industriali e produttivi o lavori agricoli, così come anche nelle attività domestiche e nella vita quotidiana di ognuno.

Contengono sostanze chimiche e organiche che possono inquinare l’ambiente e creare danni alla salute: per tale ragione, prima di essere scaricate nell’acqua di fiumi o laghi, nel mare o nel terreno, richiedono la depurazione mediante un procedimento regolamentato da una precisa normativa italiana ed europea.

Impianti di depurazione delle acque reflue

Per consentirne il corretto smaltimento, o il riutilizzo, i liquidi di scarico devono essere decontaminati attraverso un impianto di depurazione progettato appositamente dove si raccoglie l’acqua proveniente da scarichi domestici e industriali per convogliarla in una sorta di percorso obbligato, costituito da varie fasi.

Lo scopo è quello di eliminare tutte le sostanze inquinanti e pericolose, ottenendo acque reflue chiarificate e fanghi, entrambi smaltibili secondo quanto previsto dalla legge o destinati ad altri utilizzi.

Quali sono le fasi del trattamento delle acque reflue

Il trattamento delle acque reflue si compone, come si è detto, di diverse fasi finalizzate a liberare l’acqua da rifiuti, agenti inquinanti e sostanze tossiche, e a depurarla.

Il primo filtraggio è meccanico: l’acqua passa attraverso una serie di griglie e filtri che provvedono alla rimozione dei rifiuti solidi di maggiori dimensioni: plastiche, pezzi di legno, mozziconi e altri rifiuti non biodegradabili che vengono spesso gettati anche negli scarichi domestici.

La seconda fase, finalizzata a rimuovere i rifiuti più piccoli, ad esempio terriccio, sabbia, sostanze grasse e olii, viene effettuata in un’apposita vasca di sedimentazione che provoca la caduta sul fondo dei detriti pesanti e la risalita in superficie dei grassi.

A questo punto parte il processo di ossidazione biologica: è questa la vera e propria depurazione dell’acqua, che viene ripulita attraverso la biodegradazione effettuata da microrganismi, i quali trasformano tutti gli agenti inquinanti ancora presenti nell’acqua in sostanze inerti e prive di impatto ambientale.

Durante la fase di ossidazione biologica, all’acqua viene aggiunto ossigeno per consentire il corretto sviluppo dei batteri che provvedono ad eliminare e trasformare le sostanze inquinanti. La biodegradazione è un processo naturale, che nei corsi d’acqua avviene in maniera del tutto spontanea: l’impianto di depurazione crea un ambiente artificiale che ottimizza e velocizza il processo ossidativo da parte dei microrganismi.

Ulteriori tecniche di ossidazione biologica

In aggiunta alle vasche di sedimentazione, l’ossidazione biologica delle acque reflue può prevedere altri metodi, quali possono essere gli impianti a fanghi attivi, che al presente sono tra i più utilizzati, gli impianti a filtri percolatori o i biodischi.

Esistono poi impianti più evoluti che combinano l’azione dei fanghi attivi ad altri dispositivi tecnologici per potenziarne l’effetto e che vengono usati prevalentemente per il trattamento di acque reflue industriali (come ci racconta questo articolo: https://www.dorabaltea.com/acque-reflue-industriali-scarichi-industriali-quali-sono-e-come-riciclarli/), nelle quali sono contenuti rifiuti fortemente inquinanti.

Gli impianti di depurazione più moderni, sebbene non modifichino quello che è il ciclo naturale dell’ossidazione biologica delle acque reflue, migliorano notevolmente il processo e lo rendono molto più rapido.

Sedimentazione secondaria e disinfezione

La fase finale del trattamento delle acque reflue è la sedimentazione secondaria, durante la quale i fanghi si depositano sul fondo e vengono separati dalle acque chiarificate.

A questo punto l’acqua passa attraverso un successivo processo di disinfezione, che consiste nell’abbattere tutti i microrganismi inquinanti e patogeni restanti per poi consentirne lo scarico, mentre i fanghi sedimentati possono essere disidratati o subire ulteriori trattamenti per essere smaltiti in discarica in tutta sicurezza, oppure recuperati e riutilizzati.

L’importanza del corretto trattamento delle acque reflue

Decontaminare le acque reflue, oltre ad essere un obbligo di legge, è molto importante principalmente per due motivi: talvolta la depurazione permette di ottenere acqua riutilizzabile in agricoltura per l’irrigazione dei campi, mentre, in altri casi, l’acqua reflua chiarificata può essere scaricata in un corso d’acqua o nel mare senza causare danni all’ecosistema.

È importante tenere conto che le sostanze inquinanti presenti nelle acque provenienti dagli scarichi rappresentano un grave pericolo per l’ambiente naturale, in particolare per le forme di vita che popolano fiumi, laghi e mare.

Il trattamento di depurazione dell’acqua, che prevede la biodegradazione delle sostanze inquinanti, è un processo biologico che permette di eliminare in maniera del tutto naturale le sostanze chimiche e organiche: con questo metodo, l’acqua, dopo essere stata utilizzata in ambienti civili o industriali, termina il suo ciclo e può ritornare nella natura.

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